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Menghistu, Hailé Mariam.

Uomo politico etiopico. Maggiore dell'esercito e poi membro del comitato di coordinamento delle forze armate, fu uno dei protagonisti del colpo di Stato che nel 1974 rovesciò l'imperatore Hailè Selassiè. Divenuto capo del comitato esecutivo del Derg (Consiglio militare amministrativo provvisorio), dal 1974 al 1977 ne fu vicepresidente. Nel 1977, dopo una lunga e cruenta lotta interna, M. riunì nella sua persona la carica di capo di Stato e di presidente del Comitato militare amministrativo provvisorio (CMPA). Da quel momento in poi, M. divenne il capo indiscusso del Paese, togliendo ogni spazio agli oppositori. Tratti salienti della sua politica furono l'acceso nazionalismo, che alimentò la lotta contro le minoranze etniche, e l'adesione al Marxismo-Leninismo. La fondazione, nel 1984, del WPE (Partito dei lavoratori d'Etiopia), di cui fu presidente, permise a M. di creare una struttura monopartitica di ispirazione sovietica che servì da transizione dal regime militare a quello civile. Nel corso dello stesso anno e durante il 1985, M. si trovò ad affrontare una drammatica carestia che causò la morte di migliaia di persone e che mise a dura prova il suo Governo, già provato dall'annoso problema dei ribelli del Fronte popolare della liberazione dell'Eritrea (FPLE) e di quello per il Tigré. Nel 1987, dopo l'approvazione di una Costituzione, fu eletta un'Assemblea nazionale che sciolse il CMAP e proclamò la Repubblica democratica popolare d'Etiopia, di cui M. fu eletto presidente. M. promosse un'importante riforma agraria, condotta sul modello collettivistico sovietico e, sul piano internazionale, strinse trattati di cooperazione con l'Unione Sovietica. Il malcontento per le sorti della lotta contro gli indipendentisti fu alla base del tentativo di colpo di Stato del 1989, attuato durante una visita di M. nell'allora Germania Orientale, rapidamente sedato. Nel 1990 M., sollecitato dai rapidi rivolgimenti politici nell'Europa comunista, intraprese una campagna di riforme tese al superamento dell'ideologia marxista-leninista. La situazione interna lo vide, tuttavia, in grave difficoltà a causa dell'incalzare della guerriglia, ormai padrona delle province dell'Eritrea e del Tigré. Cadute nelle mani dei due fronti popolari anche l'Asmara e Addis Abeba, nel 1991 M. fu costretto alla fuga; si rifugiò nello Zimbabwe, il cui Governo rifiutò a più riprese la sua estradizione in Etiopia per rispondere dell'accusa di crimini contro l'umanità (n. Soddu 1938).